Luciani Samosatensis Opera Graece Et Latine Ad Editionem Tiberii Hemsterhusii et Ioannis Frederici Reitzii accurate expressa cum varietate lectionis et annotationibus. Volumen Quartum. Biponti. MDCCXC, p. CCXLIX, CCLIII-CCLIV
Vērae Histōriae, I, XXXI: "Cum vērō intus iam essēmus, prīmō tenebrae, neque vidēbāmus quidquam. Posteā illō hiante, vidēmus cētum magnum, (specum alvī) et lātum undique et altum, satis capācem, ut deciēs mille hominum in eō urbs habitārētur. Proiectī in mediō et piscēs minōrēs, et animālia multa alia concīsa, et nāvigiōrum vēla atque ancorae, et hominum ossa et sarcinae. In mediō et terra et collēs erant, ut mihi vidēbātur, dē līmō quem glūtiēbat considentēs. Igitur silva in illīs et omnigenae arborēs nascēbantur, et olera germināverant, cultīsque omnia similia. Ambitus terrae illīus stadia ducenta quadrāgintā. Vidēre autem erat marīnās aves, larōs, Halcyonēs, quae pullōs in arboribus ēducerent".
Vērae Histōriae, I, XXXI: "Cum vērō intus iam essēmus, prīmō tenebrae, neque vidēbāmus quidquam. Posteā illō hiante, vidēmus cētum magnum, (specum alvī) et lātum undique et altum, satis capācem, ut deciēs mille hominum in eō urbs habitārētur. Proiectī in mediō et piscēs minōrēs, et animālia multa alia concīsa, et nāvigiōrum vēla atque ancorae, et hominum ossa et sarcinae. In mediō et terra et collēs erant, ut mihi vidēbātur, dē līmō quem glūtiēbat considentēs. Igitur silva in illīs et omnigenae arborēs nascēbantur, et olera germināverant, cultīsque omnia similia. Ambitus terrae illīus stadia ducenta quadrāgintā. Vidēre autem erat marīnās aves, larōs, Halcyonēs, quae pullōs in arboribus ēducerent".
[31] ἐπεὶ δὲ ἔνδον ἦμεν, τὸ μὲν πρῶτον σκότος ἦν καὶ οὐδὲν ἑωρῶμεν, ὕστερον δὲ αὐτοῦ ἀναχανόντος εἴδομεν κύτος μέγα καὶ πάντηι πλατὺ καὶ ὑψηλόν, ἱκανὸν μυριάνδρωι πόλει ἐνοικεῖν. ἔκειντο δὲ ἐν μέσωι καὶ μικροὶ ἰχθύες καὶ ἄλλα πολλὰ θηρία συγκεκομμένα, καὶ πλοίων ἱστία καὶ ἄγκυραι, καὶ ἀνθρώπων ὀστέα καὶ φορτία, κατὰ μέσον δὲ καὶ γῆ καὶ λόφοι ἦσαν, ἐμοὶ δοκεῖν, ἐκ τῆς ἰλύος ἣν κατέπινε συνιζάνουσα. ὕλη γοῦν ἐπ᾽ αὐτῆς καὶ δένδρα παντοῖα ἐπεφύκει καὶ λάχανα ἐβεβλαστήκει, καὶ ἐώικει πάντα ἐξειργασμένοις· περίμετρον δὲ τῆς γῆς στάδιοι διακόσιοι καὶ τεσσαράκοντα. ἦν δὲ ἰδεῖν καὶ ὄρνεα θαλάττια, λάρους καὶ ἀλκυόνας, ἐπὶ τῶν δένδρων νεοττεύοντα.
Intus in bēlua duo hominēs invenit Lūciānus, patrem enim et fīlium, quī septem et vīgintī iam annōs in stomachō balaenae habitant, hortum holitōrium colentēs piscibusque cibō ūtentēs ac arborum fructibus. Aquam ē fonte pōtābilem adipiscuntur ignemque iīs praebit abundanter viridis silva, ubī multae vītēs crescunt, dē quibus vīnum dulcissimum fit. Praetereā Scintharus (sīc enim nōmen seniōrī erat) et fīilius eius avēs capiēbant quī per bēluae branchiam intrābant. Parvā etiam scaphā ad piscēs capiendōs ūtēbāntur, ā patre fabricātā, nam prope branchiam lacus salsus erat, in quō cum nāvigāre tum natāre ac lavārī poterant:
[34] τουτονὶ τὸν βίον ζῶμεν, λάχανα μὲν κηπεύοντες, ἰχθῦς δὲ σιτούμενοι καὶ ἀκρόδρυα. πολλὴ δέ, ὡς ὁρᾶτε, ἡ ὕλη, καὶ μὴν καὶ ἀμπέλους ἔχει πολλάς, ἀφ᾽ ὧν ἡδύτατος οἶνος γεννᾶται· καὶ τὴν πηγὴν δὲ ἴσως εἴδετε καλλίστου καὶ ψυχροτάτου ὕδατος. εὐνὴν δὲ ἀπὸ τῶν φύλλων ποιούμεθα, καὶ πῦρ ἄφθονον καίομεν, καὶ ὄρνεα δὲ θηρεύομεν τὰ εἰσπετόμενα, καὶ ζῶντας ἰχθῦς ἀγρεύομεν ἐξιόντες ἐπὶ τὰ βραγχία τοῦ θηρίου, ἔνθα καὶ λουόμεθα, ὁπόταν ἐπιθυμήσωμεν. καὶ μὴν καὶ λίμνη οὐ πόρρω ἐστὶν σταδίων εἴκοσι τὴν περίμετρον, ἰχθῦς ἔχουσα παντοδαπούς, ἐν ἧι καὶ νηχόμεθα καὶ πλέομεν ἐπὶ σκάφους μικροῦ, ὁ ἐγὼ ἐναυπηγησάμην. ἔτη δέ ἐστιν ἡμῖν τῆς καταπόσεως ταῦτα ἑπτὰ καὶ εἴκοσι.
"Ma oramai era tardi! Il mostro lo aveva raggiunto. Il mostro, tirando il fiato a sè, si bevve il povero burattino, come avrebbe bevuto un uovo di gallina, e lo inghiottì con tanta violenza e con tanta avidità, che Pinocchio, cascando giù in corpo al Pesce-cane, battè un colpo così screanzato da restarne sbalordito per un quarto d’ora.
Quando ritornò in sè da quello sbigottimento, non sapeva raccapezzarsi, nemmeno lui, in che mondo si fosse. Intorno a sè c’era da ogni parte un gran buio: ma un buio così nero e profondo, che gli pareva di essere entrato col capo in un calamaio pieno d’inchiostro. Stette in ascolto e non sentì nessun rumore: solamente di tanto in tanto sentiva battersi nel viso alcune grandi buffate di vento. Da principio non sapeva intendere da dove quel vento uscisse: ma poi capì che usciva dai polmoni del mostro. Perchè bisogna sapere che il Pesce-cane soffriva moltissimo d’asma, e quando respirava pareva proprio che soffiasse la tramontana". (Caput XXXIV)
Quando ritornò in sè da quello sbigottimento, non sapeva raccapezzarsi, nemmeno lui, in che mondo si fosse. Intorno a sè c’era da ogni parte un gran buio: ma un buio così nero e profondo, che gli pareva di essere entrato col capo in un calamaio pieno d’inchiostro. Stette in ascolto e non sentì nessun rumore: solamente di tanto in tanto sentiva battersi nel viso alcune grandi buffate di vento. Da principio non sapeva intendere da dove quel vento uscisse: ma poi capì che usciva dai polmoni del mostro. Perchè bisogna sapere che il Pesce-cane soffriva moltissimo d’asma, e quando respirava pareva proprio che soffiasse la tramontana". (Caput XXXIV)
[...]
"— E quant’è che siete chiuso qui dentro? — domandò Pinocchio.
— Da quel giorno in poi, saranno ormai due anni: due anni, Pinocchio mio.... che mi son parsi due secoli!
— E come avete fatto a campare? E dove avete trovata la candela? E i fiammiferi per accenderla, chi ve li ha dati?
— Ora ti racconterò tutto. Devi dunque sapere che quella medesima burrasca, che rovesciò la mia barchetta, fece anche affondare un bastimento mercantile. I marinai si salvarono tutti, ma il bastimento colò a fondo, e il solito Pesce-cane, che quel giorno aveva un appetito eccellente, dopo aver inghiottito me, inghiottì anche il bastimento....
— Come? Lo inghiottì tutto in un boccone?... — domandò Pinocchio maravigliato.
— Tutto in un boccone: e risputò solamente l’albero maestro, perchè gli era rimasto fra i denti come una lisca. Per mia gran fortuna, quel bastimento era carico di carne conservata in cassette di stagno, ma di biscotto, ossia di pane abbrostolito, di bottiglie di vino, d’uva secca, di cacio, di caffè, di zucchero, di candele steariche e di scatole di fiammiferi di cera. Con tutta questa grazia di Dio ho potuto campare due anni: ma oggi sono agli ultimi sgoccioli: oggi nella dispensa non c’è più nulla, e questa candela, che vedi accesa, è l’ultima candela che mi sia rimasta…
— E dopo?
— E dopo, caro mio, rimarremo tutt’e due al buio". (Caput XXXV)
— Da quel giorno in poi, saranno ormai due anni: due anni, Pinocchio mio.... che mi son parsi due secoli!
— E come avete fatto a campare? E dove avete trovata la candela? E i fiammiferi per accenderla, chi ve li ha dati?
— Ora ti racconterò tutto. Devi dunque sapere che quella medesima burrasca, che rovesciò la mia barchetta, fece anche affondare un bastimento mercantile. I marinai si salvarono tutti, ma il bastimento colò a fondo, e il solito Pesce-cane, che quel giorno aveva un appetito eccellente, dopo aver inghiottito me, inghiottì anche il bastimento....
— Come? Lo inghiottì tutto in un boccone?... — domandò Pinocchio maravigliato.
— Tutto in un boccone: e risputò solamente l’albero maestro, perchè gli era rimasto fra i denti come una lisca. Per mia gran fortuna, quel bastimento era carico di carne conservata in cassette di stagno, ma di biscotto, ossia di pane abbrostolito, di bottiglie di vino, d’uva secca, di cacio, di caffè, di zucchero, di candele steariche e di scatole di fiammiferi di cera. Con tutta questa grazia di Dio ho potuto campare due anni: ma oggi sono agli ultimi sgoccioli: oggi nella dispensa non c’è più nulla, e questa candela, che vedi accesa, è l’ultima candela che mi sia rimasta…
— E dopo?
— E dopo, caro mio, rimarremo tutt’e due al buio". (Caput XXXV)
Imago de Vicipaedia deprompta.
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